Tanto si parla oggi di recessione e di come tale processo non sia indice di sviluppo economico. Nel campo della prevenzione e della sicurezza contro i terremoti la recessione, intesa come il “tornare indietro” ha permesso di ipotizzare nuovi scenari per il futuro.
L’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige, cioè il CNR di Trento, insieme all’Università della Calabria ha condotto un esperimento per l’identificazione di nuovi materiali per la costruzione di edifici che possano resistere alle scosse telluriche provocate dai terremoti.
La particolarità dell’esperimento è che è stato condotto seguendo strettamente le norme prescritte dal Regno borbonico, dopo che nel 1783 un terremoto devastante distrusse gran parte della Calabria meridionale e fece circa 30.000 vittime. Tali norme prevedono semplicemente di unire alla rigidità della pietra un altro materiale più flessibile capace di adattarsi ai repentini spostamenti delle onde telluriche. La risposta? Il legno.
Il palazzo del Vescovo di Mileto oggetto di studio, costruito secondo questi principi dai Borboni, non ha mai subito danni nei successivi terremoti che hanno colpito la Calabria in questi 300 anni. La tecnologia borbonica verrà sottoposta ai più autorevoli studiosi del mondo in occasione del meeting internazionale “H.Ea.R.T 2013” (Historic Earthquake-Resistant Timber Frames in the Mediterranean Area) in programma a Cosenza i prossimi 4 e 5 novembre. Il metodo potrebbe dare molte indicazioni ed idee sulla produzione di materiali o di tecniche in grado di resistere maggiormente ad un sisma.
Chissà che tornare indietro di 300 anni a legno e pietra non sia un primo passo per poter andare avanti di altri 1000 anni.
di Andrea Poliseno