Suona la campanella…

Il suono della campanella, come ogni anno, nelle scuole, a settembre, non si è fatto attendere. E così, a tornare, sono stati non solo gli alunni, ma anche i problemi. I tagli hanno prodotto non solo la riduzione dell’organico, l’aumento del precariato ma anche le lamentele di molti istituti che hanno visto diminuire il numero degli insegnanti di sostegno, validissimo aiuto per i ragazzi disabili, le palestre non avere i requisiti richiesti per gli scopi a cui sono destinate e… bambini costretti a portarsi sedie da casa.

A mio avviso, si dovrebbe investire veramente tanto nella scuola e nell’educazione. Educare significa trasferire cultura da una persona a un’altra, con lo scopo di migliorarla sia dal punto di vista morale che intellettuale. La scuola dovrebbe preservare, proteggere e promuovere conoscenza e tradizione, dovrebbe essere punto di incontro tra pensieri diversi e non , per problemi di bilancio, chiudersi e rinunciare alle sfide.
Pensiamo ai molti giovani stranieri che, venendo nel nostro paese, non possono giovarsi di figure d’appoggio necessarie per la propria integrazione. Essere seguiti, data la delicatezza della propria situazione  dovrebbe essere un diritto che, però, non viene riconosciuto. Altissimo è il numero dei paesi rappresentato dai nostri giovani amici. Grandissima dovrebbe essere la tutela della scuola nei loro confronti. Essa dovrebbe creare un ottimo clima per poter socializzare, per far conoscere quali prestazioni può offrire, dovrebbe rappresentare un luogo di scambio e  un’officina di idee e pensieri che si confrontano. 
Ma l’andamento economico del nostro tempo sembra non tenere in considerazione tutto ciò e schiaccia, con la sua freddezza, ogni tentativo di supporto e, con esso, ogni progresso. Si pensi all’integrazione degli scolari di famiglia nomade. Il lavoro svolto verso di loro è di carattere assistenziale: si cerca di aiutare laddove sarebbe necessario valorizzare capacità, qualità e conoscenza. Dietro ogni cultura, dietro ogni forma di comunicazione c’è uno straordinario scrigno che nasconde preziosi gioielli. Quanti di noi sanno che quelle donne, quegli uomini, quei bambini, quei ragazzi e quelle ragazze che incrociamo ogni giorno nella metropolitana, nella strada, sotto gli uffici e le case parlano una splendida lingua di origine indiana che molti studi hanno dimostrato avere termini di derivazione curda, armena e greca? Non fermiamoci dunque alle apparenze, ma andiamo avanti per migliorarci e migliorare il mondo in cui viviamo. E, in questo, la scuola ha un ruolo fondamentale. 
 
di Vania Angelucci 

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