Sebbene in sede di iscrizione al social network questa funzione può essere attivata opzionalmente dai neo iscritti, il giudice ha considerato i due messaggi successivi come spam, dato che per il loro invio non viene chiesto alcun permesso aggiuntivo.
LinkedIn dal canto suo ha sempre respinto le accuse ma ha preferito concludere la causa patteggiando il pagamento di 13 milioni di dollari e impegnandosi a rendere più chiare le regole della funzione “Aggiungi collegamenti”. In una dichiarazione riportata dal Wall Street Journal i suoi portavoce hanno dichiarato: “Abbiamo deciso di risolvere il caso in modo da poterci concentrare su ciò che conta di più: trovare ulteriori modi per migliorare l’esperienza dei nostri utenti”.
di Benedetta Carulli