“A partire dall’esperienza degli scorsi anni – si legge nel documento finale del tavolo di questo progetto – in cui a richiesta sono stati effettuati circa 1.500-2.000 interventi di derattizzazione all’anno su una rete di strade corrispondente a meno del 2% della intera rete stradale urbana, AMA ha presentato un piano di derattizzazione basato su quattro fasi principali: rilevamento delle cause dell’infestazione; posa di esche placebo e in caso di infestazione accertata sostituzione con esche ratticide. Nelle stime di AMA, un simile piano potrebbe arrivare alla realizzazione di circa 6.000-7.000 interventi programmati di derattizzazione, capaci di coprire tra l’8 e il 10% della rete stradale urbana, con un costo stimato complessivo intorno a 1.250.000 euro.
Ma non sono solo i topi a preoccupare, anche il numero di gabbiani appare sproporzionato:
“La problematicità dei gabbiani impatta essenzialmente su aspetti sociali più che sanitari – spiega il tavolo -: i danni economici, il rumore, i danni ai monumenti e l’aggressività sono i principali aspetti che creano allarme sociale a proposito di questi animali”.
Trattandosi di una specie problematica protetta in quanto selvatica, non è possibile ipotizzare interventi di riduzione diretta della popolazione: le uniche esperienze sono limitate alla sterilizzazione delle uova nei nidi, operazione peraltro che risulterebbe alquanto complessa nella città di Roma, per le caratteristiche stesse dei tetti degli edifici. Pertanto, la strategia di controllo di questa specie non può che essere centrata sulla bonifica dei siti in cui siano esposti all’aperto cibo e rifiuti organici, il corretto conferimento dei rifiuti organici porta a porta, la repressione dell’abbandono di rifiuti.
di Valerio Bocci