L’articolo 4 prevede infatti che gli enti locali che non hanno rispettato i vincoli finanziari posti alla contrattazione collettiva integrativa, “possono compensare le somme da recuperare anche attraverso l’utilizzo dei risparmi effettivamente derivanti dalle misure di razionalizzazione organizzativa”.
Ed effettivamente di risparmi il Comune ne ha fatti parecchi di recente, grazie al Piano di rientro firmato nel 2014: oltre 400 milioni di taglio della spesa strutturale nel triennio, che ora tornano doppiamente utili. Certo, Roma Capitale non può essere considerata proprio un ente virtuoso: le economie le ha fatte perché obbligata da un accordo col governo e per vedersi riconosciuto un contributo supplementare di 110 milioni di euro (il famoso “extra costo”). Ma il decreto non pone eccezioni: i risparmi sono risparmi. E del resto neanche da Palazzo Chigi sono arrivate obiezioni a riguardo.
“Nella prossima busta paga, a fine novembre, i dipendenti del Campidoglio riceveranno infatti la ormai famigerata ‘quota B’ del salario accessorio relativa all’anno 2015. L’erogazione continuerà a essere garantita da Roma Capitale anche per il futuro. Inoltre apriremo nuovamente un tavolo di contrattazione con i sindacati per superare l’atto unilaterale e ricominciare una stagione di contrattazione collettiva che riconosca a pieno i diritti dei lavoratori”, ha commentato il sindaco Raggi, aggiungendo che “mentre le precedenti amministrazioni si sono limitate a fare annunci e promesse, noi da quattro mesi abbiamo lavorato in maniera serrata a questo tema e siamo qui oggi a rivendicare questo importante risultato. Abbiamo utilizzato gli strumenti giuridici che la legge ci mette a disposizione, dopo averne verificato l’applicabilità e confrontandoci, come sapete, anche con il Governo […] dunque non ci saranno decurtazioni agli stipendi dei dipendenti capitolini e non ci sarà alcun riflesso sul bilancio”.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Di Benedetta Carulli