A livello individuale i terremoti non influiscono in maniera uguale per tutti: per alcuni può essere l’esperienza più sconvolgente della propria vita e può portare allo sviluppo di difficoltà psichiche ed emotive nel corso del tempo, per altri il terremoto può non comportare l’insorgenza di disagio psicologico nel corso del tempo.
Nel mediare l’effetto psichico che un terremoto può avere su una persona potrebbe avere un ruolo anche l’attività svolta da tale individuo durante la scossa.
Infatti il risultato ottenuto dall’ analisi di circa 250.000 questionari compilati sulle pagine del sito Hai-sentito-il-terremoto? Dell’ INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) contrasta con uno dei presupposto che sono alla base della scala per la valutazione dell’ intensità dei terremoti attualmente in uso (la scala Richter), secondo la quale il fattore determinante per la percezione più o meno forte dello scuotimento generato da un sisma sarebbe la posizione più o meno elevata della persona.
L’analisi dei questionari ha portato alla luce che, in base alle testimonianze delle persone, l’attività che si sta svolgendo nel momento in cui avviene un terremoto influisce sull’intensità della percezione delle scosse molto più della posizione in cui ci si trova, per esempio al primo oppure al sesto piano di un palazzo: le percezioni sono più intense per chi è fermo e in piedi, mentre chi sta riposando a letto, magari a un piano elevato tende ad avere un’impressione meno vivida, che è ancora più attenuata se si sta camminando.
Dai risultati di questo studio si può pensare che per studiare gli effetti psicologici di un terremoto su una vittima/sopravvissuto bisogna tenere conto non solo degli effettivi danni riportati ma, anche, dell’attività che tale persona stava svolgendo nel momento della scossa, questo per poter capire in che misura sia stato percepito l’evento.
di Andrea Poliseno