Le rappresentazioni della mafia: tra finzione e realtà

Il prossimo 22 gennaio inizierà un corso dal titolo “Le rappresentazioni della mafia: tra finzione e realtà”, per parlare di cinema e mafie, e in particolare di come negli anni il grande schermo abbia cambiato le modalità di narrazione. Ma non solo. I mezzi di informazione e le produzioni culturali facciano ancora fatica nel raccontare in modo approfondito il potere delle mafie e della corruzione da parte, e tutti sforzi e le conquiste del movimento antimafia, dall’altra.
I prodotti narrativi recenti, hanno avuto un impatto negativo a livello di opinione pubblica, da una parte perché tendono a mitizzare il fenomeno mafioso ed i suoi rappresentanti, come nel caso della serie “Romanzo criminale”, o di “Gomorra”, o dello stesso “Capo dei Capi” che aveva per protagonista il capitano che indagava su Totò Tina e che invece ha fnito per rendere più simpatico lo “zio”.
Non solo. Laddove non siano i mafiosi gli eroi del prodotto narrativo, si assiste ad una rappresentazione fortemente stereotipata della mafia: da una parte viene ancora proposta l’immagine arcaica del mafioso con coppola e lupara e quella della mafia come fenomeno legato all’arretratezza e al sottosviluppo del sud Italia; dall’altra, le organizzazioni mafiose vengono rappresentate come un fenomeno esclusivamente criminale, da contrastare con i soli strumenti della repressione poliziesca.
Il percorso, organizzato da Libera – Associazioni contro le mafie – in collaborazione con l’UPTER, si articolerà in dieci incontri, da due ore ciascuno terminerà il 9 aprile 2015. Il costo di partecipazione è di 100.00€ e si terrà presso la sede legale dell’UPTER in via IV novembre.

di Raffaela Neri

 

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