IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE INSIEME
ETICHETTA ALIMENTARE E CONSUMATORI
L’etichetta Alimentare è considerata oggi come una “bussola” che ci permette di
orientarci nell’acquisto dei prodotti alimentari e proprio per questo è indispensabile
sia per le Istituzioni e sia per i consumatori.
Tuttavia, le informazioni che l’etichetta include, pur essendo veritiere, non sempre
permettono di far si che il consumatore si orienti nella giusta direzione e questo è
dato dalla presenza di due tipi di informazioni: obbligatorie e volontarie.
Poiché la figura del consumatore medio è definita come “colui che sia normalmente
informato e ragionevolmente attento”, significa che tale figura non è statica ma è in
continua evoluzione al fine di comprendere quella TRASPARENZA intrinseca
dell’etichetta.
In questo contesto la trasparenza costituisce una delle esigenze più sentite delle
società civili ed è proprio per questa ragione che la trasparenza si configura come
conoscenza e consapevolezza da parte del consumatore su cosa sta mangiando.
Nel mercato alimentare il fine ultimo dell’etichetta è di informare i consumatori
conferendo agli alimenti una carta di identità. Quando siamo di fronte ad un
alimento dobbiamo “guardarlo con occhi profondi” e non fermarci all’apparenza,
perché, come affermò il filosofo Ludwig Feuerbach, “siamo ciò che mangiamo”.
Nella trasparenza c’è nascosto un concetto importantissimo che è il concetto di
salute.
Infatti è stato dimostrato, non solo come concetto filosofico ma anche scientifico,
che mangiare poco e bene aiuta a vivere meglio e più a lungo.
Dietro alla trasparenza che l’Unione Europea ci propone, si nasconde però una
proposta contrattuale dell’azienda produttrice.
L’etichetta è uno strumento fondamentale poiché rappresenta il punto di incontro
con il consumatore il quale può trovare nell’etichetta tutte le “clausole” nonché
tutte le informazioni, proprietà e caratteristiche dell’alimento. Il consumatore ha la
facoltà di scegliere cosa mangiare ma soprattutto essere consapevole di cosa
effettivamente sta mangiando.
La consapevolezza del consumatore è individuata nel Reg. UE 1169/2011 in termini
sia di informazione e sia di sicurezza. Tale consapevolezza è però messa in
discussione dalla coesistenza di informazioni obbligatorie e volontarie.
INFORMAZIONI OBBLIGATORIE E VOLONTARIE
Le informazioni obbligatorie, essendo definite tali, presuppongono, da parte del
legislatore, la necessaria conoscenza da parte del consumatore ai fini di operare
scelte consapevoli. Tali informazioni vengono influenzate da pressioni provenienti
dal sistema commerciale ed economico ma anche dalle loro stesse compagne di
viaggio, ovvero dalle informazioni volontarie. E già, perché quest’ultime sono scelte
a cui l’imprenditore ricorre al fine di esaltare le caratteristiche del prodotto, ma al
contempo stesso di attirare l’attenzione del consumatore. Un consumatore può
avere un’interpretazione ambigua o addirittura errata dell’informazione, che
frequentemente porta a creare un preconcetto infondato in esso e che, il più delle
volte, diventa il punto cardine su cui basare le proprie scelte.
In questo vortice vanno inserite anche quelle azioni ingannevoli che hanno lo scopo
pubblicitario e che formalmente si concretizzano in una informazione corretta ma
trasmessa in modo da trarre in errore chi compra.
Un esempio è l’esaltazione da parte di alcune aziende dell’assenza dell’olio di palma
nel prodotto. Questa informazione indica una scelta sostenibile ma la maggior parte
dei consumatori la traduce erroneamente come “l’olio di palma fa male”.
CONCLUSIONI
È chiaro quindi che esiste una forte ambiguità nell’etichettatura, dettata non dalla
scarsità delle informazioni obbligatorie, ma soprattutto dalla presenza di
informazioni volontarie con scopo pubblicitario, promozionale o che enfatizzano le
proprietà del prodotto.
Questi elementi ci indicano che sicuramente la consapevolezza del consumatore non
si può raggiungere andando ad aumentare le informazioni in etichetta, poiché può
essere controproducente e portare ad una maggior confusione, soprattutto i
consumatori più vulnerabili. Così come non possiamo affidare esclusivamente
all’etichetta il compito di orientare scelte di consumo collegate ad una cultura
alimentare ormai pregressa.
Il miglior mezzo è dare la corretta interpretazione all’etichetta alimentare.
Di Dott.ssa Laura Colavecchi