Imitare ciò che funziona non è peccato

La storia dell’evoluzione dell’uomo, così come di ogni singolo individuo, si fonda sulla relazione con gli altri. Questi “altri” fungono da modello di apprendimento tramite l’osservazione e l’imitazione dei loro comportamenti. Il bambino osserva gli adulti e i più grandi e impara da loro come comportasi, impara come muoversi, a camminare e a riconoscere gli oggetti; gli adolescenti cercando un modello di riferimento per costruire la propria identità; un religioso ha nel suo Dio il modello comportamentale per eccellenza.
Questo vale anche a livelli “macro” in un ottica pro sociale: se una società funziona, un’altra potrebbe imitarne qualche aspetto ed adattarlo al suo conteso.
Un esempio per l’Italia potrebbe essere cercare di prendere spunto dal contesto cileno: il terremoto del 17 settembre è stato circa 5000 volte maggiore di quello avvenuto in Emilia Romagna il 20 maggio 2012 ed ha provocato in proporzione pochissimi danni e vittime. Questo perché il Cile ha una storia importante di terremoti e tsunami e dopo il disastroso terremoto del 1960 di magnitudo 9.5, ha adottato norme per le costruzioni molto rigorose, per le quali tutti gli edifici devono resistere a magnitudo molto elevate. Ha anche introdotto norme per invogliare la popolazione ad adeguare la propria abitazione. Di fatto oggi il Cile ha una vulnerabilità degli edifici molto bassa, ma anche una popolazione educata al terremoto. Il nostro paese è un paese a grande rischio sia idrogeologico che sismico, condito da abuso edilizio, cementificazione, scarsi controlli, norme aggiornate e cambiamenti climatici, quindi prendere spunto dai paesi che riescono a ridurre tali rischi non può che farci bene.

di Andrea Poliseno

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