Nella nostra cultura il vizio del fumo è uno di quelli maggiormente accettati e allo stesso tempo combattuti in tutto il mondo. Campagne si sensibilizzazione sempre più esplicite si susseguono ormai da tempo, accompagnate da tasse sempre più ingenti sul prodotto che, per ora, non fanno demordere i fumatori.
Infatti sappiamo che la nicotina crea una vera e propria dipendenza come fosse una droga: la nicotina, infatti, può agire sia da stimolante che da sedativo e determina il rilascio di dopamina nelle zone del cervello del piacere e della motivazione, proprio come le droghe. La nicotina quindi ci rilassa, ci motiva e ci da piacere attivando specifici centri cerebrali, per questo è difficile smettere, e per questo fumiamo spesso quando siamo stressati. E cos’è che ci stressa quasi quotidianamente? Il lavoro.
Per tale motivo l’INAIL (l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione sugli Infortuni sul Lavoro) si occupa di studiare anche i comportamenti del lavoratori legati al fumo. Nel manuale targato 2015 sottolineano come il tabagismo predisponga il nostro organismo alla suscettibilità all’azione di alcuni fattori di rischio professionale come le sostanze chimiche, le polveri, il rumore, le vibrazioni, ecc. Inoltre le condizioni di salute compromesse dal fumo di tabacco causano un maggior assenteismo dal lavoro e un maggior ricorso ai servizi sanitari; inoltre, nei fumatori sottoposti a interventi chirurgici sono più frequenti le complicanze respiratorie e quelle relative alla guarigione delle ferite. Il manuale cita poi una ricerca ISTAT secondo cui è emerso che per gli uomini è maggiormente diffusa l’abitudine al fumo tra i lavoratori della chimica, i minatori e i cavatori. Seguono i filatori, i tessitori e i finitori, i muratori, gli edili, i camerieri, i cuochi, i baristi, i lavoratori dell’abbigliamento e dell’arredamento e infine i facchini e gli scaricatori. Tra le donne fumatrici hanno mostrato eccessi significativi le cameriere, cuoche e bariste, le addette alle pulizie, le esercenti e le addette di servizi alla persona e alle imprese. A questi gruppi di occupazioni sono da aggiungere altre figure meno diffuse nel genere femminile come le lavoratrici della chimica, le macellatrici, le portalettere, le lavoratrici della plastica e le spedizioniere.
Alcuni lavori sembrano quindi essere più correlati con il tabagismo. Quali potrebbero essere i fattori? Come potrebbe intervenire l’azienda e come si potrebbe fare prevenzione?
Vannoni F, Demaria M, Quarta D, Gargiulo L. Differenze occupazionali nello stato di salute e negli stili di vita nell’indagine ISTAT sulla salute 1999-2000. Med Lav. 2005; 96:66-84.
Di Valerio Lofoco