I dati provenienti dal manuale informativo 2015 dell’INAIL ci mostrano l’universo di chi fuma a lavoro e, come avviene in qualsiasi altro ambiente, gli effetti che il fumo può avere indirettamente sui non fumatori.
Proprio per questi effetti il manuale ricorda che grazie alla legge 3/2003 il divieto di fumare è stato esteso a tutti i locali chiusi con le sole eccezioni dei locali riservati ai fumatori e quelli privati non aperti a utenti e al pubblico. In più “con D.L. 104/2013 il divieto è stato esteso anche alle aree all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche statali e paritarie e inoltre viene vietato l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali chiusi delle istituzioni scolastiche statali e paritarie, comprese le sezioni di scuole operanti presso le comunità di recupero e gli istituti penali per i minorenni, nonché presso i centri per l’impiego e i centri di formazione professionale”(INAIL, 2015).
Ovviamente ad un divieto vengono associate, in linea teorica, delle sanzione: secondo il D.Lgs 81/2008 sono previste sanzioni per i dirigenti e/o datori di lavoro, per i preposti e per i lavoratori in base a quali risultano essere le dinamiche riscontrate.
Spesso i soli divieti non bastano poiché i lavoratori trovano diverse soluzioni per fumare e, spesso, le sanzioni non vengono applicate. Per questo ai divieti le aziende associano, o potrebbero farlo, politiche aziendali di promozione alla salute per ottenere benefici aziendali di produttività e maggior salute dei propri dipendenti.
di Valerio Lofoco