Sabato, andando a correre, ho assistito a una scena incredibile: una ragazza, schiaffeggiata dal fidanzato più volte, lo difendeva, come se nulla fosse successo, nonostante molti volessero chiamare le forze dell’ordine. Lei si è allontanata con la stessa persona che pochi minuti prima l’aveva umiliata al cospetto di tutti. Quindi, tornando a casa, mi sono chiesta, ripensando ai molti casi di femminicidio avvenuti negli scorsi mesi, il perché.
Perché donne belle e intelligenti difendono questi esseri, perché ripongono in loro aspettative e fiducia, se poi vengono così trattate ? In fondo, sono solo dei disgraziati che suscitano compassione dato che si servono delle proprie mani per picchiare, dato che hanno perso ogni tipo di sensibilità per affermare arroganza e “ mascolinità”. C’è, forse, un sottile filo che lega chi usa la violenza a colei che la subisce ? La paura della solitudine ? La convinzione che la perdita di un amore può portare a un terremoto interiore, un cambiamento totale che fino a qualche tempo prima era inconcepibile ? Mandare all’aria tutto, ricominciare, ricostruire qualcosa di nuovo è, certamente, molto difficile. Ma rappresenta l’unica luce per uscire da un tunnel buio. Ripetersi ogni giorno “ tu non mi farai più del male perché io valgo quanto te e, sicuramente, sono superiore ” spinge a un primo passo per uscire da quella forma di autolesionismo che porta molte donne ad accettare quello che subiscono. Chissà quanti degli occhi femminili che quotidianamente incrociamo nascondono storie di violenza e sofferenza. Le donne debbono essere consapevoli dell’importanza della propria dignità. E’ necessario che si mettano al centro della propria vita, che si esaminino, che trovino una ragione per il proprio comportamento. Ottengano una risposta affinché capiscano che il destino è nelle proprie mani. Ognuna è artefice del suo futuro, ognuna è libera e nessuno può decidere per lei, ognuna è indipendente, non schiava di un criminale che disprezza e spaventa.
Solo convincendosi della propria importanza ogni donna può superare il terribile stato in cui è prigioniera. Una denuncia, parlare da sola con un’amica, rivelandole la situazione, può essere, per alcune, vergognoso. Ma è, certo, un modo per avere una nuova vita, per porsi nuovi scopi e avere nuovi orizzonti. Sentirsi padrone del proprio domani, non delegare ad altri le proprie scelte, tornare a casa senza avere paura di farlo, uscire con un amico senza avere paura di suscitare gelosie nel compagno, uscire da sola senza avere qualcuno che controlli sono piccole conquiste che nascondono un grande coraggio. Il coraggio di chi ha deciso di prendere una nuova strada, di chi ha deciso che la propria vita doveva cambiare, perché non poteva rimanere vittima di un mostro che le avrebbe fatto sempre male. A volte è difficile trovare la forza di raccontare ad altri la propria situazione, è difficile ammettere che il nostro compagno ci picchi. Del resto è il nostro ragazzo, è il padre dei nostri figli, è la persona con cui condividiamo gioie e dolori, successi e insuccessi, è l’uomo che abbiamo scelto, tra tanti, è la nostra metà. Autoconvinciamoci che non è così, perché, proprio lui, potrebbe diventare, un giorno, il nostro carnefice. Lui che abbiamo conosciuto gentile a una festa, che ci veniva a prendere sotto casa e ci apriva lo sportello della macchina, lui che ci portava sempre al ristorante e ci faceva ridere con le sue battute. Un giorno, questo ipotetico lui potrebbe diventare il nostro aguzzino che non ha più attenzioni nei nostri confronti, che ci reputa di sua proprietà, che ci picchia, reagendo duramente ad ogni comportamento, che cerca futili motivi per sfogare la sua rabbia incontrollabile su di noi. Prima che accada l’inevitabile, ogni donna deve rendersi conto che può spezzare questa catena alla quale si lega, temendo di non poter fare altro. Si rendano conto che fuori ci sono uomini diversi che usano le mani non per picchiare, ma per accarezzare una donna, che urlano non perché vogliono colpire, ma perché sono gioiosi della compagnia di esseri straordinari e speciali che condivono, con loro, l’esperienza irripetibile della vita.
di Vania Angelucci