Il tandem è l’elemento fondamentale della vita dei due artisti, per questo è il soggetto ricorrente delle loro opere. Opere che proiettano in dimensioni sempre nuove e creative. Questo particolare tipo di bicicletta è una metafora della dinamicità, del movimento, dell’apertura verso l’altro: entrambi hanno percorso la strada della vita, sempre insieme.
La singolarità della mostra è nella diversità di espressione nel rappresentare il loro passato, accomunato dalle sofferenze causate prima dalla Seconda Guerra Mondiale e dalle persecuzioni razziali, e successivamente dall’epoca della ricostruzione e dal “boom economico”. In questo percorso, Eva e Alberto hanno rappresentato il loro presente insieme, spesso con lo stesso sdegno e gli stessi timori per un mondo che lentamente andava perdendo il valore della civiltà ritrovata dopo i tragici eventi della prima metà del Novecento.
Le opere presentate sono state selezionate seguendo il principio del ”movimento”: è come se i dipinti di Eva Fischer “Scuole di ballo”, trovassero la loro spiegazione nelle sculture e nei dipinti astratti di Alberto Baumann. Chi osserva attentamente queste opere, malgrado gli stili differenti, troverà una sorta di loro osmosi intellettuale.
L’Accademia d’Ungheria di Roma omaggia questa coppia con una sfumatura malinconica. Il sogno di Eva e di suo marito Alberto, scomparso lo scorso novembre, di presentarsi sulla stessa scena finalmente è stato avverato.
di Valentina Barbanera