Donne al volante, Ecclestone impavido!

Una nuova trovata del magnate ed ex pilota automobilistico britannico: una Formula 1 per le donne. E della vecchia storia del pericolo costante, cosa ne facciamo?
Nuova “alzata d’ingegno” da Bernie Ecclestone, grande vecchio della F1 mondiale: creare un Gran Premio di sole donne, da correre prima del GP o il giorno delle qualifiche. Una gara automobilista per quante, pur avendo tentato la via del professionismo in questa disciplina, non sono riuscite ad emergere «e non perché non le vogliamo – dichiara al Guardian – tutto il contrario, le vogliamo perché attirerebbero un mucchio di attenzione, di pubblicità e probabilmente di sponsor».
Ah, ecco. Ora sì che si torna a ragionare: non si apre alle donne per noiose questioni di parità di genere, no. È più una trovata pubblicitaria, un modo per attirare l’attenzione di quanti, mortalmente annoiati dal rombo di razzi a quattro ruote che sfrecciano per due ore di fila, improvvisamente potrebbero trovare interessante una “bella figliola” che scende da un’automobile sportiva. Con buona pace dei più accaniti sostenitori del “donne al volante, pericolo costante”, e di tutti gli altri detti legati al trinomio inscindibile donne-motori-dolori.
Del resto, non è certo dal patron della F1 mondiale che ci si sarebbe aspettata una proposta legata a tedianti questioni di principio, come la possibilità per le donne di accedere a discipline storicamente a totale partecipazione maschile: sponsor e moneta sono gli argomenti di Big Bernie, e di essi da sempre si serve per far soffiare il vento dell’innovazione nella Formula 1. Una proposta che solleva una serie di commenti, e che trova approvazione non solo dalle organizzazioni sportive di donne, ma anche in quelle di settore di tutto il mondo.
Il tutto, mentre in Italia le donne lavoratrici dello sport inviano una petizione a Giovanni Malagò, Presidente del C.O.N.I., affinché intervenga sulla loro condizione di escluse dal professionismo sportivo nella maggioranza delle discipline. Altro che F1 per sole donne: qui da noi già il fatto di aver solo pensato a donne pilote professioniste fa di Ecclestone un impavido. Braveheart!

di Annalisa Bifolchi

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