Gli studiosi della Psicologia dell’Emergenza definiscono Natech, parola che deriva dall’unione dei termini natural e technological, quegli eventi naturali disastrosi che innescano disastri tecnologici.
I disastri tecnologici sono quei disastri provocati dal mal funzionamento della tecnologia umana. Come esempio di Natech possiamo pensare al recente terremoto del Giappone che ha provocato dei danni alla centrale nucleare di Fukushima causando la fuoriuscita di gas radioattivo nell’aria. I disastri ambientali che possono seguire un Natech, o un mal funzionamento degli strumenti umani, hanno dirette ripercussioni sulla comunità e sui suoi individui. Uno studio di Heather Orom dell’Università di Buffalo ha condotto la prima analisi sistematica volta ad indagare i costi sociali legati ai disastri ambientali, con particolare riferimento agli effetti psicologici negativi che questi provocano non solo sulla comunità, ma
anche sull’ ambiente familiare. Sembrerebbe che quando all’ interno di una comunità una parte di questa viene colpita da disastri ambientali (ad esempio l’inquinamento delle falde acquifere), l’altra parte attacca e isola il gruppo
“malato”. Tale processo di divisione della comunità va a influenzare le dinamiche famigliari del gruppo colpito mostrando che nelle famiglie colpite non prevale un atteggiamento di sostegno vicendevole e l’unione tra i membri è tutt’ altro che rafforzata, provocando forti ripercussioni sulle possibilità di cura delle vittime. I conflitti modificano gli stili comunicati intra – familiari aumentando il disagio psicologico. In questo senso la psicologia dell’emergenza potrebbe occuparsi del sostegno nelle singole famiglie cercando di ripristinarne la coesione.
di Andrea Poliseno