Danni irreversibili al Rio Doce

Nonostante non se ne parli molto, il tragico incidente ambientale avvenuto in Brasile inizia a generare importanti conseguenze. I fanghi tossici delle miniere di Mariana hanno trasformato terra e corsi d’acqua in una massa arancione e uniforme. Il fiume è morto mettendo alla fame del centinaia di pescatori che in quel fiume pescavano e di quella pesca vivevano con le loro famiglie.
«Ma il Rio Doce entro cinque mesi tornerà a rivivere, ci sarà la stagione delle piogge e il fango verrà diluito, come nell’Oceano». La dichiarazione è di Paul Rosman, esperto di ingegneria costiera e autore di uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente per valutare l’impatto e la portata del l’arrivo del fango al mare. Dichiarazioni che hanno suscitato non poche polemiche.
Non la pensano come Rosman gli esperti di Greenpeace-Brasile e tutti quelli che sul fiume e con il fiume ci vivono. Negli ultimi giorni, attivisti, residenti, pescatori e popoli indigeni hanno ripetuto il fiume Doce «è morto». Per l’ingegnere però questa è solo una «visione emotiva delle cose e non quella di uno scienziato».

di Valerio Bocci

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