È ancora in pieno svolgimento il progetto attuato già da qualche mese dal ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini “Scuola al centro”. L’iniziativa era partita già nella scorsa primavere con dieci milioni di investimento per tenere aperte le scuole nelle quattro aree con il più alto tasso di dispersione scolastica e con il maggior indice di disagio socio-economico nelle famiglie.
“Le periferie sono la città del futuro, non in senso estetico ma in quanto ricche di umanità e quindi di energie. Spetta proprio alla scuola raccogliere queste energie e farle emergere”. Queste le parole del ministro Giannini che ha recentemente dato il via alla seconda fase del progetto: sono stati infatti stanziati 150 milioni di euro per favorire un’azione in oltre cinquemila scuole che favorisca l’inclusione e combatta il disagio che sfocia spesso nel bullismo vero e proprio.
Gli obbiettivi del progetto sono ambiziosi come si può leggere sul bando: offrire opportunità di crescita culturale, combattere l’infelicità dei ragazzi, capovolgere il fatalismo e la rassegnazioni dei giovani studenti.
Utopia? Se si pensa alle periferie romane, il ragionevole dubbio ci imporrebbe di pensarla così, eppure la buona intenzione del progetto e l’imponenza dei fondi stanziati ci lasciano la speranza che qualcosa nelle scuole della nostra periferia romana possa davvero cambiare, e in meglio.
Di Valerio Bocci