Si preferisce chiedere di meno agli affittuari piuttosto che rischiare di imbattersi in una persona morosa, visto che di vere sanzioni non esistono per gli insolventi. Sembra che la crisi abbia colpito anche gli affitti tanto che le persone sono spaventate dal mettere inaffitto una loro seconda casa.
Inoltre, la pressione fiscale è arrivata ad un picco storico mai registrato: circa il 60% del canone mensile dell’affitto si deve versare in tasse ed imposte.
Ebbene, uno studio de “Il Sole 24 Ore”ha riportato che a Milano un trilocale con entrata da affitto di 12 mila euro subisce una pressione fiscale del 52,8% nell’ipotesi di Irpef ordinaria e del 37,7% nell’ipotesi di cedolare secca, ovvero un’agevolazione per le case destinate ad uso abitativo.
Pressione che scende al 49,7% nell’ipotesi di locazione diun negozio. A Roma, altro grande termine di riferimento nazionale, per un trilocale da 18 mila euro di locazione si subisce una pressione pari al 51,5% delle entrate lorde ma, con la cedolare secca, si riesce a ottenere un corposo sconto, e a condurre la pressione al 36,4%. Nel capoluogo ligure affittando un trilocale con entrate da 5.400 euro, si subisce una pressione fiscale per Irpef ordinaria pari al 75,23%, che sale addirittura all’82,2% nell’ipotesi di affitto di un bilocale da 3.600 euro.
Al sud non è più bassa come si potrebbe pensare, a Salerno ad esempio, per un trilocale da entrate pari a 7.800 euro, si subisce una pressione fiscale pari al 63,5% nell’ipotesi di Irpef ordinaria, e del 48,4% nel caso di cedolare secca. Ma non sono solo i proprietari a soffrire di questa tassazione soffocante ma anche gli inquilini, soprattutto chi considerato non idoneo per il suo reddito elevato a fare richiesta di una casa popolare, ma avente un tasso di rischio elevato per cui non può richiedere neanche un mutuo per l’acquisto della prima casa. La situazione attuale è disastrosa e servirebbero agevolazioni per non far definitivamente scomparire il mercato degli affitti.
Di Francesco Maiolo