Atac, assunti a chiamata diretta 350 parenti di sindacalisti

Marco Rettighieri, direttore generale dell’Atac da febbraio 2016, in testa ha un solo obiettivo: risanare l’azienda. E con sicurezza ammette: “In due anni raggiungeremo il pareggio di bilancio”. Una delle prime misure da adottare è sicuramente la lotta ai “portoghesi”, tramite la presenza sempre più massiccia dei controllori, che da anni ormai latitano sui nostri mezzi pubblici. “Ad oggi abbiamo 180 addetti al controllo. Abbiamo invitato spontaneamente tutti i dirigenti e i quadri a contribuire ai controlli. Anche noi andremo a fare le verifiche sugli autobus. Io già ci vado. Dal 20 giugno ci sarà un rinforzo di altre 120 persone sui controlli. Lo scopo non è elevare le contravvenzioni, ma riabituare la gente a pagare il biglietto”, ha affermato Rettighieri. Ma quanto incide l’evasione sulle casse dell’Atac? “Ci costa dai 60 agli 80 milioni all’anno”. E come soluzione il direttore generale punta a “eliminare i biglietti di carta, sostituendoli con schede dotate di chip che non vanno inserite da nessuna parte: salendo sul mezzo vengono rilevate le presenze e scalate le corse. I nuovi bus – da settembre inizieranno ad esserne immessi in servizio 150 – saranno dotati di appositi congegni capaci di capire quante persone salgono e quante scendono. Se c’è qualcosa che non va e si supera il 5% di portoghesi a bordo scatta un allarme e si interviene con la verifica”.
Ma in questi giorni Atac è scossa da un nuovo caso Parentopoli, venuto alla luce grazie ad un’inchiesta interna. Rettighieri ha infatti scoperto che 350 dipendenti della municipalizzata sono imparentati a vario titolo con alcuni sindacalisti e sono stati assunti tutti con chiamata diretta, senza passare nessun concorso pubblico, per ricoprire ruoli da impiegati. Una circostanza singolare, che Rettighieri intende portare all’attenzione della Procura di Roma.
Ma erano proprio necessarie queste assunzioni? La risposta è più che ovvia: oggi l’azienda del trasporto pubblico romano conta più di 11 mila addetti. Troppi, se consideriamo che ha oltre un miliardo di debito e nel 2015 ha chiuso con un bilancio in rosso di 60 milioni. Il parco auto poi sarebbe tutto da rinnovare, considerando che la maggior parte dei bus ha oltre dieci anni e alcuni tram anche 32.
Oltre che concentrarsi sul versante delle assunzioni, Rettighieri ha fatto sapere di aver denunciato davanti alla Commissione Trasporti del Senato altre situazioni poco chiare: dalle mense aziendali gestite da società riconducibili a sindacalisti, a un esagerato monte ore di permessi sindacali per finire con una gestione discutibile del dopolavoro.

Di Benedetta Carulli

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