A.I l’illusione di Eugene Goostman

Nel panorama precedente vediamo come protagonisti decenni in cui l’informatica e la scienza studiano l’intelligenza artificiale. Eugene Goostman, il giovane “virtuale”. Attorno al 1950 il logico britannico Alan Turing, riconosciuto come padre dell’informatica descrisse in un articolo scientifico le caratteristiche di un Test (detto Test di Turning) che seguiva specifici criteri ed era in grado di determinare se una macchina fosse capace di pensare.
Ad oggi l’esistenza di un software progettato da Vladimir Veselov e da Eugene Demchenko ha permesso di far credere che le risposte ad alcune domande fossero date da un tredicenne russo, residente a San Pietroburgo, chiamato Eugene Goostman.
Come ogni Intelligenza Artificiale Eugene è un programma sviluppato per simulare un adolescente che in centocinquanta sessioni di conversazioni durate cinque minuti grazie ad una tastiera, ha convinto i giudici di essere una persona reale nel 33% dei casi: per essere superato, infatti, il test deve ingannare con almeno il 30% delle risposte.
Eugene può essere considerato una «pietra miliare», secondo la definizione che ne ha dato il Professor Kevin Warwick, della University of Reading.
Molti furono i tentativi vani nel provare ad eludere chi interagiva con tale programma computerizzato; ma questa volta, nonostante rimanga lontano tale utilizzo dalla pratica quotidiana, il contributo scientifico ed informatico rimane di notevole prestigio. Si aprono contemporaneamente nuove frontiere in ambito legale, psicologico e della comunicazione umana e non.

di Sofia Diana

 

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