L’Italia spendendo poco e male dispone ancora del 60% dei fondi UE ottenuti dalla programmazione 2007 – 2013.
Il ministro della coesione sociale Carlo Triglia ha annunciato la presenza di 28 miliardi di fondi europei da spendere entro il 2015, vale a dire circa il 60% dei fondi a disposizione dell’Italia per la programmazione 2007-2013. Purtroppo, l’azione di programmazione e coordinamento delle risorse spesso non tengono conto delle esigenze del Paese. Infatti, molti dei soldi non spesi sono stati oggetto di riprogrammazione al fine di ritracciare un’allocazione più efficiente.
L’azione spesso scoordinata, gli sprechi ma soprattutto la burocrazia poco efficiente e i ritardi sui pagamenti dei progetti presentati per l’utilizzazione dei fondi, sono i fattori principali alla base delle difficoltà di spesa. Queste sono le criticità che scoraggiano gli investimenti privati e affievoliscono gli effetti dell’azione pubblica. Inoltre, lo scarso carattere programmatico rende difficile la gestione dei finanziamenti nel corso del periodo di validità di questi ultimi, rendendo come in questo caso necessario riprogrammare gli interventi. Ciò nonostante, questa azione si risolve in un’azione urgente che verte esclusivamente sulla quantità della spesa e non sulla qualità. Forse le necessità di spesa più impellenti sarebbero quelle di intensificare le attività di coordinamento tra esigenze territoriali e il carattere dei fondi, e di conseguenza riformare la strutture di finanziamento in mondo da acquisire maggiore specificità ed efficienza.
di Matteo Panetta